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Ciao Raimondo

«Se mi guardo indietro non ho pentimenti. Dovessi ricominciare, farei esattamente tutto quello che ho fatto. Tutto. Mi risposerei anche. Con un’altra, naturalmente».

Raimondo Vianello non c’è più.

L’ultimo respiro questa mattina al San Raffaele di Milano.

Non vorrei scrivere le solite frasi di circostanza su quanto fosse bravo, buono e amato. Lo sapete tutti e, si sa, quando qualcuno ci lascia la sfilza di buonismi, ricordi, testimonianze e frasi malinconiche si spreca. Figuriamoci se a lasciarci è uno come lui. Non mi dilungo quindi nel fornire aneddoti biografici che potete tranquillamente trovare su Wikipedia.

Mi limito a dare notizia, nel mio piccolo, della morte di un personaggio storico per il nostro Paese.

Adesso si rincorreranno su giornali, radio e tv specialini e specialoni su Vianello attore, comico, marito. Scopriremo cose che non sapevamo. Quanti di quelli nati negli anni ’80 sanno che aveva aderito alla Repubblica di Salò e che per questo era stato rinchiuso in un campo di concentramento?

Per tanti, sopratutto i più giovani, Raimondo Vianello è quello di Casa Vianello (e Pressing). L’elegante signore alto e biondo che divideva con la moglie Sandra un appartamento borghese in cui tanti si sono ritrovati.  Tutti hanno amato le sue gag coniugali, perchè tutti, in fondo, ci si sono immedesimati almeno una volta. Lui, lei, la tata ingombrante e il portinaio sempre presente. Faceva tenerezza a volte il Signor Raimondo, stretto nella morsa della sua quotidianità normale. Che poi non è altro che la normalità di tutti. Sennò non avrebbe fatto tanto ridere.

I coniugi Sandra e Raimondo hanno fatto storia e hanno fatto scuola: una comicità che non si è mai piegata alla volgarità pregnante dei nostri tempi.  Nessuno dimenticherà le bagarre matrimoniali della coppia. Nessuno dimenticherà l’ultima inquadratura di tutti i fine giornata di Casa Vianello. Quella in cui lui vuole un pò di meritata pace e tenta di leggersi il suo giornale, mentre lei si lamenta di una monotonia che in fondo ama e si addormenta. Scalcia sollevando le coperte che lui deve sistemare, prima di riprendere a leggere il suo giornale. «Che noia che barba, che barba che noia». Ci mancherà.